
A Cura di Dott.ssa Maria Lipari – Corso di Studi in Infermieristica presso Università degli studi di Palermo
L’HIV appartiene alla famiglia dei Retroviridae, genere Lentivirus. Il virus colpisce principalmente i linfociti T helper CD4+, causando un’estrema soppressione immunitaria con una continua perdita di cellule. Questa soppressione indebolisce ilsistema immunitario e causa numerose manifestazioni cliniche. L’HIV non trattato progredisce infine in AIDS. A questo stadio, il sistema immunitario non è più in grado di prevenire le infezioni, con conseguente morte per infezioni opportunistiche. (Meissner ME, 2022)
Il progetto Engage HIV nasce presso l’Ospedale Amedeo di Savoia di Torino, con l’obiettivo di affrontare e prevenire la mancata permanenza in cura (Lost to Follow-Up, LTFU) delle persone con infezione da HIV/AIDS (PLWHA). Il progetto si basa sul PHE Model (Patient Health Engagement Model), un modello che descrive l’engagement del paziente come un processo dinamico. Engage HIV si articola in due fasi. In primo luogo, è prevista una fase formativa rivolta agli operatori sanitari, con l’obiettivo di fornire loro le competenze necessarie per promuovere l’engagement dei pazienti. La parte formativa del progetto sarà, quindi, un percorso partecipativo finalizzato all’acquisizione/condivisione di expertise, conoscenze e aggiornamenti per implementare le competenze in counseling, comunicazione strategica, colloquio motivazionale e nudging con il fine ultimo di costruire percorsi standardizzati di presa in carico dei PLWHA che arrivano alla diagnosi di HIV/ AIDS e percorsi individualizzati di promozione dell’engagement del PLWHA in follow-up. L’obiettivo è migliorare la qualità dell’assistenza e ridurre l’abbandono delle cure nell’ottica di un sistema sanitario orientato ad ottimizzare la sua capacità di agire precocemente nella gestione della cronicità. Focus del gruppo di miglioramento:
- Promuovere la collaborazione e il coordinamento tra i membri dell’équipe multidisciplinare per ottimizzare la gestione dell’infezione da HIV/ AIDS.
- Identificare l’importanza dell’engagement e della retention in care per il trattamento efficace e la riduzione della diffusione dell’infezione da HIV/AIDS.
- Esaminare le criticità, basate sull’esperienza diretta, della presa in carico dei pazienti e le sfide e le barriere comuni all’engagement e alla retention in care.
- Esplorare le migliori pratiche e le strategie per valutare, migliorare la presa in carico (linkage to care), l’engagement e la retention in care.
- Esplorare le migliori pratiche e strategie per ricercare attivamente i pazienti persi al follow-up e per creare una rete assistenziale estesa e interdisciplinare.
- Pianificazione e sviluppo di azioni per promuovere pratiche di engagement.
La formazione è seguita dalla parte operativa, che si compone di: la formazione è seguita dalla parte operativa; il primo step è essenziale per definire i criteri per stabilire quando un PLWHA sia considerabile LTFU (pazienti infetti persi al follow-up). Questa fase si compone di: - Analisi della popolazione PLWHA afferente all’ambulatorio:
- 1. PLWHA LTFU: pazienti che non effettuano visite infettivologiche ed esami di laboratorio e non ritirano i farmaci presso la farmacia ospedaliera.
- 2. PLWHA IN CURA: • Retention in care ottimale: tasso di aderenza al followup e ritiro della terapia farmacologica maggiore o uguale al 90%; • Retention in care non ottimale: tasso di aderenza al follow-up e/o ritiro della terapia farmacologica minore del 90%;
- Prevenzione dell’abbandono delle cure per i PLWHA con retention in care non ottimale, attraverso l’utilizzo del questionario PHE- scale e la definizione di un engagement plan;
- Ricerca attiva dei PLWHA LTFU attraverso database locali, regionali e nazionali;
- Re-engagement dei PLWHA LTFU attraverso contatti diretti o con la rete assistenziale per identificare le motivazioni del disengagement ed elaborare percorsi individualizzati per il ritorno in cura. La retention in care è definita come l’instaurarsi ed il mantenersi di un rapporto stabile tra la persona con HIV e il sistema di cura (E., 2018).
Un maggiore engagement è generalmente associato a una retention in care più efficace, poiché il coinvolgimento attivo delle persone con HIV nei servizi di cura e supporto favorisce l’accesso ai servizi, l’aderenza al percorso terapeutico ART (terapia antiretrovirale).
Obiettivo dello studio
L’obiettivo di questo studio è quello di valutare l’assistenza infermieristica ai pazienti HIV positivi e affetti da AIDS, in quanto, richiede competenze e atteggiamenti specifici.
Le ipotesi dello studio implicano:
- La conoscenza degli infermieri in materia di HIV/AIDS non è influenzata dal numero di seminari sull’HIV/AIDS a cui hanno partecipato
- Gli infermieri con una maggiore conoscenza dell’HIV/AIDS avranno un atteggiamento positivo nei confronti delle persone che convivono con l’HIV e l’AIDS.
- Gli infermieri con una maggiore conoscenza dell’HIV/AIDS e un atteggiamento favorevole adotteranno buone pratiche nei confronti delle persone affette da HIV e AIDS.
Materiali e metodi
Questo studio si è inspirato a un progetto presentato dal International Journal of Africa Nursing Sciences, pubblicato nel 2019, in cui venivano analizzati i comportamenti e le conoscenze degli infermieri in Ghana attraverso la somministrazione di un questionario ai partecipanti infermieri specializzati. La rimodulazione di questo studio ci ha permesso di creare un questionario adattato alle esigenze e modalità di somministrazione in Italia. Questo studio ha applicato principalmente un approccio diricerca quantitativa con un tocco di studio descrittivo trasversale per descrivere e fornire informazioni sulle conoscenze, gli atteggiamenti e le pratiche degli infermieri che si prendono cura dei pazienti con infezione da HIV nelle strutture sanitarie, senza tentare di manipolare o controllare i partecipanti.
Formazione sull’HIV
La Tabella 2 mostra le risposte dei partecipanti alla formazione ricevuta sull’HIV/AIDS: i partecipanti che hanno ricevuto una formazione su aspetti dell’HIV/AIDS erano la maggioranza (55.6%). Tra coloro che avevano ricevuto formazione, la maggior parte aveva ricevuto una formazione sulla trasmissione sessuale (22.9 %). Alla domanda sulla frequenza con cui avevano partecipato a workshop/seminari sull’HIV, la prevalenza non ne aveva mai frequentato nessuno (74.2%).
Tabella 2. Mostra le risposte dei partecipanti alla formazione ricevuta sull’HIV/AIDS

NB: VCT = consulenza e test volontari; PMTCT = prevenzione della trasmissione da madre a figlio; IST = malattie sessualmente trasmissibili; TB e HIV = virus della tubercolosi e dell’immunodeficienza umana; ART = terapia antiretrovirale.
Valutazione delle conoscenze, degli atteggiamenti e delle pratiche nei confronti dell’HIV/AIDS.
La tabella 3 mostra le risposte alle domande sulle conoscenze relativa all’HIV; sono state valutate attraverso 12 domande con risposta chiusa “Vero” o “Falso”. Alle risposte corrette è stato attribuito il valore di 1 punto e alle risposte sbagliate è stato attribuito il valore di 0 punti.
Tabella 3. Frequenza e percentuale delle risposte dei partecipanti e risposte corrette di infermieri e studenti infermieri a varie domande sulla scala di conoscenza dell’HIV/AIDS.

Pratiche dei partecipanti relative all’HIV/AIDS
La tabella 4 mostra la frequenza e la percentuale di risposta a varie domande sulla scala di pratica HIV/AIDS: su 315 partecipanti al test, tra infermieri e studenti infermieri, la maggior parte dei partecipanti (309, 98.1%) ha praticato precauzioni universali per il sangue e i fluidi corporei sul posto di lavoro. La maggior parte dei partecipanti (291, 92.4%) ha dichiarato di aver indossato i guanti l’ultima volta che ha prelevato un campione di sangue. La maggior parte dei partecipanti era a conoscenza della disponibilità diservizi di PEP sul proprio posto di
lavoro (280, 88.9%), ma (123, 39%) non avrebbe preso in considerazione l’idea di iniziare la PEP dopo una puntura d’ago. Un basso tasso di risposta affermativa è stato registrato anche
quando ai partecipanti è stato chiesto se avessero reincappucciato gli aghi subito dopo averli utilizzati (18, 5.7%). Un alto tasso di risposte negative è stato dato alla necessità di trattare le
macchie di sangue con disinfettanti prima di procedere alla pulizia (72, 22.9%).
Tabella 4. Frequenza e percentuale delle risposte a varie domande sulla scala di pratica dell’HIV/AIDS.

Discussione
La conoscenza complessiva degli infermieri e degli studenti infermieri coinvolti in questo studio è stata soddisfacente. Se in un questionario studenti e infermieri hanno lo stesso livello di conoscenze teoriche su un argomento, possiamo dire che:
- Gli studenti infermieri hanno acquisito una buona conoscenza teorica dell’argomento, probabilmente grazie alla loro formazione accademica;
- Gli infermieri professionisti potrebbero non aver avuto un aggiornamento sufficiente o una pratica sufficiente per mantenere una conoscenza teorica più avanzata rispetto agli studenti, anche se abbastanza soddisfacente; Circa l’83.5% è riuscito a identificare correttamente la trasfusione di sangue come modalità di trasmissione dell’HIV. Ciononostante, alcuni degli infermieri intervistati hanno ancora opinioni errate o idee sbagliate sull’HIV e sulla sua trasmissione. Una percentuale significativa (33.7%) ha affermato che è possibile trasmettere il virus con contatto casuale e il (15.9%) attraverso sudore, saliva e lacrime. Ciò dovrebbe essere motivo di preoccupazione, poiché tali conoscenze errate potrebbero influenzare atteggiamenti discriminatori o non etici degli infermieri nei confronti dei pazienti affetti dal virus. Un numero considerevole di loro aveva conoscenze errate sulla gestione dell’HIV e dell’AIDS, sulla trasmissione dell’HIV e sulla prevenzione/precauzioni. L’inadeguatezza delle conoscenze mostrate dai partecipanti a questo studio potrebbe essere attribuibile alla mancanza diformazione sull’HIV attraverso workshop e seminari. La maggioranza (44.4%) degli infermieri e studenti coinvolti in questo studio ha ammesso di non aver ricevuto alcuna formazione sull’HIV e sull’AIDS, sebbene la natura del loro lavoro imponga loro di assistere pazienti con infezione da HIV. È stato inoltre riscontrato che la maggioranza (74.2%) degli infermieri e degli studenti non avevano mai partecipato ad alcun corso di formazione in servizio sull’HIV e sull’AIDS. Questo studio concorda con i suggerimenti di (S. Pal, 2016) in merito alla necessità di una formazione professionale continua per gli infermieri coinvolti nella gestione e nell’assistenza delle persone con infezione da HIV al fine di accrescere le loro conoscenze e competenze in materia di HIV. Inoltre, si nota che il72% dei partecipanti allo studio non tratta le macchie di sangue sui pavimenti o su altre superfici con un disinfettante prima di procedere alla pulizia. La disinfezione è fondamentale quando si tratta di pulire macchie di sangue perché aiuta a ridurre il rischio di trasmissione. Coerentemente alle linee guida del CDC che sottolineano che per prevenire le punture accidentali di ago, gli operatori sanitari sono tenuti a gettare gli aghi usati immediatamente dopo l’uso e a non rimetterli in posizione, circa il 94.3% degli infermieri e degli studenti infermieri in questo studio non rincappuccia gli aghi dopo l’uso.
È stato inoltre notato che il 39% non prenderebbero in considerazione l’idea di iniziare la PEP dopo l’esposizione all’HIV. Il motivo del loro rifiuto di iniziare la PEP dopo un’esposizione accidentale all’HIV non era noto, poiché lo studio non ha indagato sulle ragioni del rifiuto.
Bibliografia
- E., G. (2018). La retention in care nella malattia da HIV. Readfiles Percorsi clinici 2018; 4. La retention in care nella malattia da HIV. Readfiles Percorsi clinici 2018; 4. , 14.
- Meissner ME, T. N. (2022). Biologia molecolare e diversificazione dei retrovirus umani. Biologia molecolare e diversificazione dei retrovirus umani. 20.
- S. Pal, S. C. (2016). Conoscenza e pratica in materia di prevenzione e controllo dell’HIV/AIDS prevalente: uno studio condotto tra infermieri selezionati in due ospedali rurali nel Bengala Occidentale Gazzetta medica indiana. Gazzetta medica indiana, 20.