L’influenza aviaria è una malattia infettiva e contagiosa che colpisce i volatili domestici e selvatici, provocando spesso una grave malattia e perfino la morte dell’animale.
I virus influenzali di tipo A responsabili dell’influenza aviaria possono infettare anche altri animali e, in alcuni casi, gli esseri umani. I virus che causano l’influenza aviaria hanno la tendenza a mutare e scambiarsi tratti genetici per dar vita a nuovi sottotipi virali; tra tutti, quello che desta maggiori preoccupazioni è il virus A/H5N1, a cui si è aggiunto il pericoloso ceppo H7N9.
Gli uccelli diffondono il virus dell’influenza aviaria nella saliva, nel muco e nelle feci e le persone possono essere infettate quando una quantità sufficiente di virus entra negli occhi, nel naso o nella bocca di una persona o viene inalata attraverso goccioline nell’aria. Si sospetta che l’infezione possa diffondersi da questi portatori naturali al pollame domestico e ad altri animali da allevamento, come maiali, cavalli, delfini e balene.
Negli ultimi anni, i focolai di influenza aviaria si sono verificati in Asia, Africa e in parte dell’Europa.
Di solito, i virus dell’influenza aviaria non infettano gli uomini, tuttavia sono state riportate segnalazioni di infezioni umane e focolai epidemici fin dal 1997. I casi di influenza aviaria nell’uomo riguardano persone che erano entrate in contatto, per motivi per lo più di lavoro, con animali infetti, le loro feci e il materiale proveniente dalla lavorazione della carne a crudo (allevatori, macellai, veterinari).
L’esempio meno remoto è il virus dell’influenza aviaria H5N1, attualmente in circolazione nel pollame in alcune regioni dell’Asia e dell’Africa; un nuovo allarme arriva dal Messico dove un uomo di 59 anni è morto per un virus aviario gemello: l’A/H5N2. È la prima volta che la presenza di questo virus è confermata nell’uomo, e si teme l’apertura di un nuovo fronte: fino a oggi non era mai stato registrato nessun caso di influenza aviaria nell’uomo in Messico.
Il caso risale ad aprile, il 17 l’uomo, che era affetto da altre patologie, ha cominciato a manifestare febbre, mancanza di respiro, diarrea, nausea e malessere generale. Dopo una una settimana è stato ricoverato all’Istituto Nazionale di Malattie Respiratorie “Ismael Cosio Villegas” di Città del Messico, dove è morto lo stesso giorno a causa dell’aggravarsi delle sue condizioni. A quel punto, gli esami hanno prima rilevato che si trattava di un virus aviario e poi, dopo quasi un mese, si è avuta la conferma che si trattava del virus A/H5N2.
Al momento resta ignota la fonte del contagio, nonostante il virus A/H5N2 in Messico circoli da tempo nel pollame. Non risulta, che l’uomo abbia avuto contatti con animali noti per essere portatori del virus, per questo proseguono le indagini sui contatti. I primi test hanno escluso infezioni attive, ora si attendono gli esiti dei test sierologici che dovranno appurare se c’è stata un’infezione in passato.
Andiamo più a fondo a questa malattia, scoprendo tutto ciò che c’è da sapere
I sintomi dell’influenza aviaria possono variare ampiamente nell’uomo, da un’assenza di sintomi, ad una sindrome simil-influenzale o addirittura ad un prevalente interessamento oculare e/o respiratorio, fino al decesso. Le complicazioni serie, che possono mettere a rischio la vita, possono intervenire a carico delle vie respiratorie.
L’esordio della malattia avviene dopo un periodo di incubazione variabile, da 1 a 7 giorni dal momento dell’infezione. Nella maggior parte dei casi, i sintomi somigliano a quelli dell’influenza convenzionale, vale a dire:
Tosse; febbre; mal di gola; respiro corto o difficoltà di respirazione; dolori muscolari.
Alcune persone sperimentano anche nausea, vomito o diarrea, in altri casi, una lieve infezione oculare è l’unica espressione della malattia. I sintomi possono peggiorare ed evolvere in una malattia respiratoria grave che può essere fatale. Evitare le complicazioni legate all’influenza aviaria significa sottoporsi al trattamento antivirale il prima possibile.
Contagio
Come già anticipato, la malattia si trasmette all’uomo attraverso il contatto con le feci di un uccello infetto o con le sue secrezioni provenienti da naso, bocca ed occhi; le modalità di trasmissione più comuni sono la trasmissione oro-fecale, oro-nasale e congiuntivale. Mercati all’aperto o fattorie, dove le uova e gli uccelli sono venduti in condizioni di sovraffollamento ed igiene precaria, possono rappresentare focolai di infezione e diffondere la malattia in comunità più ampie. L’infezione può essere contratta semplicemente toccando le superfici contaminate.
Il virus dell’influenza aviaria trova nelle basse temperature le condizioni migliori per la propria sopravvivenza, riuscendo a resistere nell’ambiente per lunghi periodi, e per un tempo indefinito in materiale congelato. D’altro canto, è molto sensibile all’azione del calore sviluppato durante la cottura degli alimenti. Il virus può essere inattivato immediatamente dai raggi UV e dai comuni disinfettanti.
Non c’è alcuna evidenza scientifica di trasmissione, attraverso il consumo di carni avicole o uova cotte adeguatamente. La manipolazione sicura della carne cruda e di altri ingredienti alimentari, una buona cottura e un’attenta igiene della cucina possono comunque prevenire o ridurre i rischi posti dai cibi contaminati.
Perché quest’influenza è motivo di preoccupazione per l’uomo?
Quello che preoccupa maggiormente gli esperti è che nuovi sottotipi virali diventino in grado di trasmettersi all’uomo e, soprattutto, di trasmettersi da persona a persona.
I virus influenzali appartenenti al tipo A, posseggono notevoli capacità di adattamento a nuovi ospiti e la continua comparsa di nuovi ceppi virali. Esiste, la possibilità che da un serbatoio animale possa originare un nuovo virus per il quale l’uomo risulta suscettibile; l’eventuale trasmissione interumana darebbe modo alla malattia di estendersi a livello globale, provocando quindi una pandemia influenzale da virus aviario.
Persone di ogni età possono contrarre l’influenza aviaria. Se un individuo o un animale suscettibile viene infettato contemporaneamente dal virus dell’influenza aviaria e da quello dell’influenza umana potrebbe verificarsi una ricombinazione genica.
Diagnosi
L’influenza aviaria viene di solito diagnosticata attraverso un tampone che raccoglie le secrezioni dal naso o dalla gola entro i primi giorni della malattia, dopo la comparsa dei sintomi. Il campione viene inviato ad un laboratorio, dove saranno ricercati ed identificati i virus dell’influenza aviaria utilizzando un test molecolare.
Trattamento e prevenzione
Per il trattamento di un’infezione umana da virus dell’influenza aviaria, attualmente viene raccomandata la prescrizione di farmaci appositi. Le analisi disponibili per H5N1 indicano che la maggior parte dei virus è sensibile ai farmaci anti-influenzali, noti come inibitori della neuraminidasi. I farmaci abbreviano di un paio di giorni la sintomatologia e riducono l’ulteriore moltiplicazione virale nelle cellule. Tuttavia, sono stati riportati episodi di farmaco-resistenza in alcuni casi umani di influenza aviaria H5N1. Questi farmaci antivirali devono essere assunti entro due giorni dalla comparsa dei sintomi, cosa che può rivelarsi logisticamente difficile a livello mondiale, nel caso ci fosse un’epidemia diffusa.
Per prevenire l’infezione, la Food and Drug Administration ha approvato un vaccino contro molte delle varietà di influenza aviaria H5N1. Questo vaccino non è disponibile al pubblico, ma è pronto nel caso in cui un virus H5N1 iniziasse una pandemia di influenza aviaria. Lo scopo dell’eventuale vaccinazione consiste nel fornire una protezione fino a quando un altro vaccino sarà progettato contro la forma specifica del virus mutato.
Prima di partire verso le zone più a rischio, è utile chiedere al medico un vaccino antinfluenzale, il quale non protegge specificatamente dall’influenza aviaria, ma può aiutare a ridurre il rischio di infezione simultanea di virus influenzali umani ed aviari.
Prevenzione
Attualmente, il modo migliore per prevenire l’influenza aviaria consiste nell’evitare le potenziali fonti di esposizione ai virus.
Sono state adottate alcune misure con l’obiettivo di impedire che la malattia si diffonda nel territorio: il divieto di importazione di carne di pollame da Paesi interessati dall’epidemia e l’obbligo di etichettatura dettagliata. Le persone che lavorano con il pollame o che sono esposte ai focolai di influenza aviaria sono invitate a seguire le norme di biosicurezza raccomandate e mettere in atto le pratiche di controllo delle infezioni.
Cosa fare in caso di sintomi dell’influenza aviaria
In presenza di sintomi di influenza aviaria, tenere a mente i fattori di rischio personali. L’influenza aviaria non è comune negli esseri umani, tuttavia, se si lavora in un ambiente agricolo che richiede il contatto con un’area in cui è presente un’epidemia precedente o attuale, assicurarsi di contattare il responsabile della sicurezza o il dipartimento di sanità pubblica al primo segno di sintomi. L’automonitoraggio dei sintomi è necessario per 10 giorni dopo l’esposizione.