Digita ESC per chiudere

Nefrite lupica

  • 20 Settembre 2023

Nel nostro Paese la nefrite lupica interessa il 24% dei pazienti colpiti da lupus eritematoso sistemico per un totale di oltre 6.600 casi e più di 350 nuove diagnosi l’anno. Si tratta di una malattia renale di cui non sono ancora del tutto chiare le cause.

Le alterazioni del sistema immunitario, provocate dal lupus, possono attaccare anche i “filtri” del nostro organismo. I pazienti presentano un alto rischio di recidive che determinano ulteriori danni ai reni e di conseguenza anche una pericolosa progressione a malattia renale cronica. Il lupus invece nella Penisola colpisce oltre 27mila persone e il 90% dei casi è riscontrato tra le donne. È una malattia autoimmune infiammatoria cronica che può avere diverse manifestazioni cliniche. Si caratterizza per la produzione di numerosi autoanticorpi patogeni che, attraverso molteplici meccanismi, determinano danni tissutali. Febbre, stanchezza, rash cutanei, artrite, riduzione dei globuli del sangue sono i principali e più frequenti sintomi. La diagnosi è difficile soprattutto nelle fasi iniziali in quanto le manifestazioni della patologia possono essere aspecifiche. Nel 70% dei casi presenta un decorso recidivante-remittente e può colpire molti altri organi. Oltre ai reni sono spesso coinvolti l’apparato osteoarticolare, la cute e l’apparato cardiovascolare. Come ricorda Silvia Tonolo (Presidente dell’Associazione nazionale malati reumatici – Anmar) il lupus ha un impatto negativo significativo sul singolo paziente e di conseguenza anche su parenti e caregiver. Il peggioramento della qualità di vita riguarda soprattutto le scelte lavorative e familiari, simile a quello che si registra in altre patologie reumatologiche autoimmuni come l’artrite reumatoide o la sindrome di Sjögren. È una malattia molto “giovanile”, la maggior parte dei casi interessa le donne in età fertile. È fondamentale perciò riuscire ad avere a disposizione terapie efficaci per le manifestazioni cliniche correlate alla patologia. La necessità è quella di disporre di nuove e più efficaci farmaci che devono presentare alti tassi di risposta renale completa per migliorare la prognosi della patologia. Al tempo stesso è fondamentale ridurre l’uso di corticosteroidi ad alte dosi in quanto possono causare complicanze come infezioni, osteoporosi, malattie cardiovascolari e metaboliche.

Recentemente Aifa ha autorizzato la rimborsabilità di voclosporina, un agente immunosoppressore orale. È un inibitore della calcineurina e agisce bloccando l’azione di questo enzima coinvolto nell’attivazione dei linfociti T, a loro volta principali responsabili della patogenesi. È in grado così di diminuire l’infiammazione e altri sintomi della malattia. Inoltre la voclosporina ha dimostrato di ridurre il danno d’organo e garantisce buoni valori in termini sia di funzionalità renale che di riduzione di proteine nelle urine. La nefrite lupica, se non viene curata in modo adeguato, può esitare nella malattia renale in stadio terminale. Se ciò accade, si rendono necessari trattamenti invasivi e difficoltosi come la dialisi o addirittura il trapianto di rene. Si determina perciò un maggiore utilizzo di risorse da parte del sistema sanitario nazionale oltre che una prognosi peggiore per il paziente. È stato calcolato come il rischio di mortalità nei pazienti con nefrite lupica sia tre volte maggiore rispetto a quelli colpiti solo da lupus. Più in generale è una malattia autoimmune cronica e complessa contro la quale bisogna cercare di limitare il ricorso ad alte dosi di corticosteroidi. Le nuove terapie consentono una riduzione giudiziosa della dose giornaliera di steroidi e quindi evitare l’insorgenza di pericolosi effetti collaterali. Possono perciò diminuire i tassi d’accesso al pronto soccorso e le ospedalizzazioni.

Fonte