
Negli ultimi decenni, il tumore al polmone è stato comunemente associato al fumo di sigaretta, tanto da essere considerato una “malattia del fumatore”. Tuttavia, un numero crescente di diagnosi tra persone che non hanno mai acceso una sigaretta sta costringendo la comunità scientifica — e l’opinione pubblica — a guardare oltre. Tra i principali sospettati di questo aumento silenzioso: l’inquinamento atmosferico.
Un rischio sottovalutato
Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), l’inquinamento dell’aria causa circa 7 milioni di morti premature ogni anno. Tra queste, una percentuale crescente è legata a malattie respiratorie e cardiovascolari, inclusi diversi tipi di cancro. In particolare, il tumore del polmone nei non fumatori è oggi una delle manifestazioni più inquietanti di questo fenomeno.
Ma com’è possibile che persone che non hanno mai fumato sviluppino comunque un tumore ai polmoni? La risposta è nei polmoni stessi, costantemente esposti all’aria che respiriamo. Le polveri sottili, in particolare il PM2.5 (particolato con diametro inferiore a 2,5 micron), riescono a penetrare in profondità nei bronchi e negli alveoli, provocando infiammazioni croniche, stress ossidativo e alterazioni genetiche che nel tempo possono trasformarsi in cellule tumorali.
Lo studio che collega PM2.5 e mutazioni tumorali
Uno studio pubblicato su Nature nel 2022 dal Francis Crick Institute di Londra ha scoperto che l’inquinamento atmosferico non solo può danneggiare il tessuto polmonare, ma può anche “risvegliare” mutazioni genetiche silenti — presenti in alcune cellule polmonari — portandole verso una trasformazione tumorale. In altre parole, l’inquinamento non crea sempre nuove mutazioni, ma può attivare quelle già esistenti, innescando il processo tumorale.
Questo spiegherebbe perché anche persone che non hanno mai fumato, ma vivono in aree ad alta concentrazione di smog, presentano un rischio significativamente aumentato di sviluppare il cancro ai polmoni.
Chi è più a rischio?
Le popolazioni urbane, in particolare quelle che vivono vicino a strade ad alto traffico, zone industriali o in aree con scarsa ventilazione, sono le più esposte. Le città italiane — nonostante i miglioramenti degli ultimi anni — non fanno eccezione: Milano, Torino, Roma e Napoli spesso superano i limiti raccomandati di qualità dell’aria.
Particolarmente vulnerabili sono anche i bambini, gli anziani e le persone con malattie respiratorie croniche. Inoltre, l’esposizione prolungata può sommarsi ad altri fattori genetici o ambientali, amplificando ulteriormente il rischio.
Cosa si può fare?
Contrastare l’inquinamento atmosferico richiede politiche pubbliche ambiziose: riduzione del traffico veicolare, transizione verso energie pulite, monitoraggio continuo della qualità dell’aria e incentivi per la mobilità sostenibile. Ma anche a livello individuale è possibile agire:
- evitare di fare attività fisica all’aperto nelle ore di punta del traffico;
- utilizzare purificatori d’aria in casa;
- sostenere iniziative locali per il miglioramento della qualità dell’ambiente.
Inoltre, è importante ricordare che il tumore del polmone può essere diagnosticato precocemente: in caso di tosse persistente, difficoltà respiratorie o dolori toracici, è sempre bene consultare un medico.
Fonti selezionate:
- World Health Organization (OMS), Air pollution and health, 2023 – www.who.int
- Charles Swanton et al., Nature, “Air pollution and cancer: activating mutations in EGFR-mutated lung cancer by PM2.5”, 2022
- European Environment Agency (EEA), Air Quality in Europe – 2022 Report
- Istituto Superiore di Sanità, Inquinamento atmosferico e salute respiratoria, 2023