L’ansia: amica o nemica?

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Beatrice Iazzetta 31/05/2024

L'ansia è uno stato emotivo che indica un complesso di reazioni cognitive, comportamentali e fisiologiche che si manifestano in seguito alla percezione di uno stimolo ritenuto minaccioso e nei cui confronti non ci riteniamo sufficientemente capaci di reagire. Tuttavia, non è un fenomeno anormale: si tratta di un’emozione di base che comporta uno stato di attivazione dell’organismo quando una situazione viene percepita dal soggetto come pericolosa.

L’ansia si traduce in una tendenza immediata all’esplorazione dell’ambiente, nella ricerca di spiegazioni, rassicurazioni e vie di fuga.

L’ansia può essere fisiologica oppure patologica: l’ansia fisiologica ci prepara ad affrontare in maniera adattiva una possibile situazione difficile, mentre l’ansia patologica è disfunzionale poiché, essendo persistente e intensa, interferisce con la nostra prestazione, e può essere associata ad eventi che non sono realmente pericolosi.

L'ansia patologica può accompagnare altri problemi psicologici e psichiatrici: ha un'intensità tale da provocare una sofferenza insopportabile e determina comportamenti di difesa che limitano l'esistenza, come l'evitamento di situazioni ritenute potenzialmente pericolose o di controllo.

Ancora, l’ansia patologica, oltre che come un disturbo a sé stante, può ritrovarsi anche in diverse malattie psichiatriche, quali ad esempio: schizofrenia, depressione e mania, disturbi di personalità, sessuali e dell'adattamento.

Contrariamente, l’ansia definita ‘buona’ o fisiologica è quella reazione adattiva che mobilita tutte le risorse psicofisiche e cognitive dell’individuo, predisponendolo ad affrontare le diverse situazioni e gli stimoli ambientali, in modo tale da anticipare e pianificare una risposta efficace, anche in una eventuale condizione di potenziale pericolo. Essa diventa, però, negativa se perdura oltre lo stimolo, compromettendo in tal modo il funzionamento personale, sociale, famigliare o lavorativo.

 

I SINTOMI DELL'ANSIA

I sintomi dell’ansia posso essere suddivisi in tre categorie: sintomi psicologici dell’ansia, sintomi fisici dell’ansia e tensione motori; e possono essere:

  • Tremore e sudorazione;
  • insonnia;
  • difficoltà respiratoria;
  • battito cardiaco accelerato o non regolare;
  • crampi allo stomaco e nausea;
  • vertigini;
  • formicolio alle estremità;
  • Depersonalizzazione/ derealizzazione.

 

Spesso l’interpretazione data ai sintomi fisici durante uno stato ansioso è legata all’idea di avere un infarto.

Va precisato che i sintomi che si manifestano in presenza di ansia possono variare da un individuo all'altro, sia in termini di tipologia di sintomi che in termini di intensità con cui insorgono.

I sintomi fisici dell’ansia spesso spaventano generando circoli viziosi, ovvero la cosiddetta “paura della paura”. Essi dipendono dal fatto che l’organismo in ansia ha bisogno della massima energia muscolare a disposizione, per poter scappare o attaccare in modo più efficace possibile, scongiurando il pericolo e garantendosi la sopravvivenza.

Quali sono le cause, le tipologie e i disturbi d'ansia?

Le cause dell'ansia non sono del tutto chiarite. Tuttavia, si è concordi affermare che vi sia l'implicazione di diversi fattori che cooperano l'uno con l'altro nel dare origine al disturbo. Fra questi individuiamo:

  • Fattori ereditari: in circa il 50% dei casi, i soggetti con disturbi d'ansia hanno almeno un familiare affetto da una patologia analoga.
  • Fattori biologici: l'insorgenza dell'ansia può essere correlata ad alterazioni della quantità di alcuni neurotrasmettitori, ad esempio un'eccessiva produzione di noradrenalina, una ridotta disponibilità di serotonina e di GABA.
  • Fattori inconsci: derivanti dal conflitto dell’inconscio che può risalire all'infanzia o svilupparsi nella vita adulta. Questo conflitto psicologico mette in moto dei meccanismi di difesa il cui scopo è quello di allontanare dalla coscienza questo stesso conflitto, relegandolo in una sede non accessibile della psiche, che è l'inconscio.

Alcuni esempi pratici di questi fattori sono:

  • Fobia specifica (aereo, spazi chiusi, ragni, cani, gatti, insetti, ecc);
  • Disturbo di panico e agorafobia (paura di stare in situazioni da cui non vi sia una rapida via di fuga);
  • Disturbo ossessivo-compulsivo;
  • Fobia sociale;
  • Disturbo post-traumatico da stress;
  • Disturbo d’ansia generalizzata.
  • Disturbo d'ansia da separazione;
  • Mutismo selettivo;

È possibile diagnosticare un disturbo d’ansia solo quando si è accertato che i sintomi di ansia non sono attribuibili agli effetti fisiologici di una sostanza o farmaco o a un’altra condizione medica, oppure non sono meglio spiegati da un altro disturbo mentale.

Il disturbo d’ansia viene mantenuto da:

  • attenzione selettiva: il soggetto pone estrema attenzione ai segnali del proprio corpo interpretandoli in maniera catastrofica;
  • rimuginio: il soggetto trascorre molto tempo a preoccuparsi cercando di prevedere o prevenire eventi negativi in condizioni di incertezza e di costruire mentalmente ipotetiche soluzioni senza mai giungere a una conclusione;
  • evitamento: il soggetto evita gli stimoli temuti per non incorrere nell’ansia, riducendo così i propri gradi di libertà.

Possiamo distinguere diversi tipi di ansia:

  • ansia automatica;
  • ansia acquisita;
  • ansia anticipatoria;
  • ansia generalizzata;
  • attacchi di panico (attacchi d’ansia intensi, durante i quali si prova un improvviso senso di grave pericolo, con sintomi fisici intensi fino ad arrivare a un senso di estraneamento dalla realtà.

 

Come curare l’ansia

L’ansia, soprattutto se non a livelli di un disturbo, può essere gestita con tecniche di rilassamento, strategie di meditazione mindfulness e rimedi naturali. Se ne si sente il bisogno, può essere trattata con la psicoterapia, ed eventualmente affiancata con la terapia farmacologica o con una combinazione dalle due.

L'ansia patologica, richiede l'intervento dello specialista che saprà diagnosticare quale tipo di disturbo ansioso affligge il paziente e quale trattamento meglio si addice al singolo caso.

La terapia cognitiva mira a ridurre l’ansia e il rimuginio aumentando la consapevolezza circa i fattori che scatenano reazioni di ansia e/o timore eccessivo, aiutando i pazienti a migliorare la capacità di tollerare, affrontare e accettare l’inevitabile incertezza della quotidianità, acquisendo nuove strategie di fronteggiamento delle situazioni ansiogene. L’intervento richiede del tempo, con sedute a cadenza settimanale.

A volte, quando la sintomatologia è in fase più acuta e dunque diventa invalidante, è necessario integrare alla psicoterapia una terapia farmacologica individuata soltanto a seguito di una consulenza psichiatrica, quest’ultimo individuerà il farmaco più indicato per la gestione dello specifico disturbo.

L’ansia può danneggiare la salute se non viene trattata adeguatamente con l’aiuto di uno specialista, può causare danni seri per il benessere. Spesso viene sottovalutata e non curata adeguatamente; in alcuni casi, infatti, non si tratta di uno stato emotivo passeggero ma di una vera e propria patologia con importanti conseguenze fisiche e mentali.

Notiamo come nella società moderna si è molto spesso orientati a vivere in un momento altro da quello presente, in cui si è costantemente iper-affaccendati nel tentare di risolvere o occuparsi di qualcosa di ipotetico, condizionale e che tipicamente assume delle caratteristiche negative.

L’ansia, non è solo un limite o un disturbo, ma costituisce una importante risorsa, è una condizione fisiologica efficace in molti momenti della vita per proteggerci dai rischi, mantenere lo stato di allerta e migliorare le prestazioni; ma per essere tale deve essere gestita nel modo più appropriato, per evitare l’effetto contrario, ovvero di sfociare nel disturbo.