La somministrazione dell’insulina: l’innovazione cent’anni dopo

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Beatrice Iazzetta 29/05/2024

La diffusione del diabete è provocata da diversi fattori, tra questi possiamo riconoscere il progressivo invecchiamento della popolazione, le abitudini alimentari scorrette e l’aumento di persone obese che ne consegue.

Il diabete è una malattia cronica caratterizzata dall’aumento della glicemia (la quantità di glucosio nel sangue), dovuto a un difetto di espulsione o ad una scarsa azione dell’insulina, l’ormone prodotto dalle cellule del pancreas incaricato al controllo dei livelli di zucchero.

Esistono più tipologie di diabete, tra cui: il diabete di tipo 1, e il diabete di tipo 2, più comune. Si tratta di due patologie molto diverse tra loro, sia per le modalità di insorgenza che per la terapia e l’impatto sulla vita dei pazienti.

Sebbene inizialmente il diabete sia una patologia che può insorgere senza manifestare alcun sintomo, in alcuni casi più acuti se ne possono presentare diversi, ad esempio:

  • stanchezza;
  • aumento del volume urinario, con conseguente aumento di sete;
  • calo di peso corporeo;
  • dolori addominali;
  • aumento della fame (polifagia);
  • nausea e vomito;
  • visione offuscata;
  • alito acetonemico.

Le conseguenze a lungo termine dell’iperglicemia portano alla comparsa di complicanze del diabete: la retinopatia, la nefropatia, la neuropatia e le malattie cardiovascolari.

 

Che cos’è il diabete di tipo 1?

Il diabete di tipo 1 tende ad apparire solitamente durante l’infanzia e in età adolescenziale, ed è causato da un’assenza totale di insulina, provocata dalla distruzione delle cellule beta del pancreas dovuta alla comparsa di autoanticorpi.

Il diabete di tipo 1 può essere curato solo con l’insulina, la somministrazione di quest’ultima può avvenire con le classiche iniezioni sottocutanee oppure con i sistemi di infusione continua. Con questo trattamento, che deve essere continuativo e dura per tutta la vita, i pazienti possono condurre una quotidianità normale.

 

Diabete di tipo 2: di cosa si tratta

Il diabete tipo 2 è una malattia multifattoriale che tende a presentarsi dopo i 30-40 anni d’età. Diversi meccanismi sono implicati nella genesi di questa patologia metabolica, ma classicamente il difetto iniziale è rappresentato da una insulino-resistenza, ossia una ridotta azione dell’insulina a livello degli organi bersaglio che porta da un lato un eccesso della produzione epatica di glucosio e dall’altro una sua ridotta utilizzazione da parte dei muscoli.

Per il trattamento del diabete tipo 2, invece, abbiamo a disposizione diverse opzioni terapeutiche.

In particolare, il riferimento è agli analoghi del GLP-1, ormone che ha il compito di facilitare l’emissione dell’insulina, prodotto dalle cellule intestinali a seguito dell’ingestione di cibo; e alle gliflozine, o inibitori del co-trasportatore di sodio glucosio 2 (SGLT2), che favoriscono l’eliminazione del glucosio attraverso le urine, attraverso l’azione su un recettore renale.

Oggi assistiamo ad una svolta nel trattamento di queste due tipologie di diabete. L'Agenzia europea dei medicinali (Ema) ha approvato la prima insulina settimanale al mondo per il trattamento dei pazienti adulti con diabete. Sarà così possibile ridurre il numero di somministrazioni di insulina ad una sola volta a settimana rispetto alla somministrazione giornaliera oggi prevista; in un anno si passa da 365 iniezioni a 52. Il miglioramento è evidente nella gestione della malattia, poiché la nuova insulina ha mostrato di migliorare il controllo glicemico, rispetto alla versione giornaliera, senza l’aumento del rischio di ipoglicemia. Ancora, meno iniezioni offrono più flessibilità per la routine quotidiana, viaggi e attività sociali. E ridurre le iniezioni frequenti può diminuire lo stress, l’ansia e la depressione associati al diabete. I benefici, sono ambientali, grazie alla diminuzione nel numero di penne utilizzate e quindi all’uso della plastica, e favorendo anche la riduzione delle emissioni di CO2.

Oggi la terapia insulinica prevede che il paziente si somministri l'insulina almeno una volta al giorno con la necessità di monitorare e gestire la malattia quotidianamente e di dover programmare l'intera giornata in base a questo. Negli studi clinici di fase 3, l'insulina settimanale Icodec ha permesso una riduzione della glicemia rispetto all'insulina basale giornaliera favorendo il controllo glicemico nelle persone con diabete di tipo 2. Icodec è un nuovo corrispondente dell'insulina basale settimanale progettato per coprire il fabbisogno di insulina basale per un'intera settimana con una singola iniezione sottocutanea.

Meccanismo d’Azione: l’insulina icodec si lega all’albumina per creare un deposito circolante con un’emivita di 196 ore (equivalente a 8,1 giorni). Una singola iniezione è progettata per coprire il fabbisogno basale di insulina per una settimana grazie al rilascio costante del principio attivo1. In altre parole, l’insulina icodec offre un controllo glicemico stabile senza richiedere iniezioni giornaliere.

Come già accennato, i vantaggi sono notevoli, come la riduzione del carico di trattamento: meno iniezioni possono significare un minor numero di aghi, meno dolore e una maggiore semplicità, migliorando la qualità della vita. Miglioramento del controllo glicemico e minore rischio di ipoglicemia: le formulazioni settimanali rilasciano l'insulina in modo più costante, riducendo i picchi e i cali di zucchero nel sangue e il rischio di ipoglicemia grave. Il migliore controllo glicemico a lungo termine può ridurre il rischio di complicazioni diabetiche come malattie cardiache, ictus, nefropatia e retinopatia.

La somministrazione settimanale offre un vantaggio anche per i pazienti più anziani, con più patologie in poli trattamento farmacologico e per gli operatori sanitari che si occupano delle persone con diabete ricoverati o residenti in strutture di lunga degenza.

Da quanto riportato, l’efficacia e la sicurezza del farmaco sono equivalenti alle insuline basali utilizzate fino ad oggi. Cambia il numero di somministrazioni e di conseguenza riduce il sacrificio, più psicologico che fisico, che le persone con diabete fanno nell’osservazione delle prescrizioni terapeutiche. Riduce di gran lunga il numero di iniezioni e quindi, l’obbligo di “pungersi”.

La domanda che si porranno i diretti interessati è: «Ma c’è da fidarsi?». Ovviamente sì visto che c’è il lasciapassare di Ema, e in più, l’insulina «una tantum» funziona meglio di quella giornaliera.

È la prima volta che nel campo della diabetologia avviene una rivoluzione di questo tipo. L’insulina, scoperta 101 anni fa, è sempre stata somministrata quotidianamente. Per questo sono molto soddisfatti anche gli esperti.

L’insulina settimanale è un’innovazione attesa da tempo per le persone con diabete di tipo 1 e 2, per favorire effetti positivi sia dal punto di vista clinico che sociale.

Meno iniezioni offrono più flessibilità per la routine quotidiana. Ridurre le iniezioni frequenti può diminuire lo stress, l'ansia e la depressione associati al diabete con un impatto emotivo inferiore oltre ad un aumento del senso di controllo e di autoefficacia. Significa aiutare i pazienti a superare le criticità di tipo sociale, lavorativo e psicologico. Una sola iniezione settimanale può aumentare l’aderenza che è un elemento importante per migliorare gli esiti di salute e ridurre sia i ricoveri ospedalieri che i costi che ne derivano.

Bisogna considerare che l'insulina a somministrazione settimanale rappresenta, per le persone con diabete, la prima grande innovazione farmacologica dopo più di un secolo, cioè dalla scoperta dell'insulina stessa. Pertanto, l'auspicio è che adesso gli enti regolatori nazionali, a partire dall'AIFA, si adoperino per garantire in tempi rapidi la disponibilità di questo nuovo farmaco, che può consentire un percorso di cura con insulina più semplice e più efficace.