Il caldo favorisce la pennichella (ma c’è una predisposizione genetica)

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19/07/2023

La scorsa estate uno studio della Northwestern University pubblicato su Current Biology aveva indicato che le temperature superiori ai 25 gradi centigradi spingono facilmente alla siesta perché esiste un termometro cerebrale che regola il metabolismo corporeo a seconda delle temperature esterne. Col surriscaldamento globale queste temperature le abbiamo ormai abbondantemente superate, ma secondo uno studio appena pubblicato dalle Università di Montevideo e Londra e dal Center for Genomic Medicine di Boston e dal Broad Institute di Cambridge esiste una predisposizione genetica alla siesta che al contempo risulta associata a un maggior sviluppo cerebrale e (forse) anche a un ridotto rischio di malattia di Alzheimer.

Lo studio

«Lo studio indicherebbe che chi abitualmente fa la siesta guadagna nel lungo termine fra i 2,6 e i 6,5 anni di invecchiamento cerebrale — commenta Giuseppe Plazzi, dell’Università di Modena, Reggio Emilia, Past-President Aims (Ass. It. Medicina Sonno) e Presidente dell’European Narcolepsy Network —. Benefici immediati si evidenziano con una siesta compresa fra 5 a 15 minuti e possono protrarsi per 1 o 3 ore dopo il sonnellino pomeridiano. Se invece questo supera mezz’ora si osserva un transitorio deterioramento delle performance cognitive». La ricerca internazionale ha esaminato circa 500mila soggetti di ambo i sessi con età compresa fra 40 e 69 anni che sono stati prima valutati con studi GWAS, cioè di associazione genome-wide che valuta tutte le variazioni geniche degli individui in esame correlandole alle differenze di alcuni tratti particolari. Questa valutazione ha evidenziato una predisposizione genetica a cedere al sonnellino pomeridiano che aumenta col caldo.

15 grammi di cervello

Questi soggetti sono stati poi valutati anche tramite imaging cerebrale ed è risultato che tale predisposizione genetica era associata allo sviluppo di un maggior volume cerebrale risultata in media di 15,80 cm3, cioè pressappoco 15 grammi di materia grigia in più. Secondo gli autori ciò potrebbe suggerire una certa protezione contro la neurodegenerazione e contro i danni derivanti da carenza di sonno notturno dimostrati da uno storico studio del 2021 dei ricercatori ucraini dell’Unversità di Masaryk diretti da Viktória Kokošová. Considerando che in media in tutti si verifica un declino generale del volume cerebrale totale compreso tra lo 0,2% e lo 0,5% all’anno, questa scoperta potrebbe indicare che chi abitualmente fa la siesta guadagna fra i 2,6 e i 6,5 anni di invecchiamento cerebrale. Non risultava comunque aumentato il volume dell’ippocampo né miglioravano il tempo di reazione e la memoria visiva.

Cautele

«Il fatto che non sia stata evidenziata un’associazione tra siesta, miglioramenti cognitivi immediati e aumento del volume dell’ippocampo, un’area cerebrale fondamentale nel consolidamento dei ricordi durante il sonno — sottolinea Alfredo Berardelli ,professore di Neurologia all’Università La Sapienza di Roma e Presidente della Società Italiana di Neurologia — potrebbe indicare che ci sono altre aree del cervello, come ad esempio quelle della vigilanza, a essere influenzate dall’abitudine al sonnellino diurno e occorrerà approfondire questa correlazione per svelare tutti gli attori di questo effetto positivo da caldo prima di dire che la siesta combatte la malattia di Alzheimer».

 

Fonte: https://www.corriere.it/salute/neuroscienze/23_luglio_19/caldo-pennichella-predisposizione-genetica-4fd91a00-22dc-11ee-b502-ec4b73fb958b.shtml