Fecondazione assistita e probabilità di riuscita, come funziona e perché in un caso su due l’embrione non si impianta?

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30/06/2023

Capita a molte coppie che iniziano un percorso di fecondazione assistita: le procedure hanno successo, si ottiene un embrione sano da impiantare ma poi qualcosa va storto e la gravidanza non procede. Il test è negativo, la delusione cocente. Perché in un caso su due anche gli embrioni «euploidi», ovvero cromosomicamente normali, non si impiantano? Oggi c’è finalmente qualche risposta grazie a una ricerca coordinata da esperti italiani, presentata a Copenhagen all’ultimo congresso dell’European Society of Human Reproduction and Embriology (ESHRE).

Scatola nera

I ricercatori hanno analizzato oltre 400 lavori scientifici aprendo quella che viene chiamata la «scatola nera» della fecondazione medicalmente assistita, alla ricerca dei motivi degli insuccessi dopo un trasferimento di embrioni «buoni». Sono state valutate decine di caratteristiche che si supponeva potessero avere un’influenza sull’impianto dell’embrione, da specificità dell’embrione stesso a elementi materni o paterni, fino a fattori di laboratorio o clinici. I risultati indicano che alcuni parametri sembrano davvero rilevanti, come spiega il responsabile dello studio Danilo Cimadomo, responsabile ricerca e sviluppo del gruppo Genera e coordinatore del comitato scientifico della Società italiana di Embriologia, Riproduzione e Ricerca (SIERR): «Fra le caratteristiche con una maggiore influenza sul mancato impianto dell’embrione c’è l’età materna superiore ai 38 anni, l’obesità materna, i ripetuti fallimenti in precedenti tentativi. Non è emerso nulla di significativo dalla parte paterna, per esempio un’influenza da parte della frammentazione del DNA degli spermatozoi; è possibile che questi elementi contino di più quando la partner femminile è giovane, mentre dopo i 38 anni pesano soprattutto le caratteristiche materne».

Procedure

«Quanto alla diagnosi preimpianto, è emerso che è meglio congelare l’embrione in attesa dell’esito piuttosto che aspettare per impiantarlo ‘”fresco”», prosegue Cimadomo. «Può sembrare controintuitivo, in realtà l’embrione continuando a crescere potrebbe desincronizzarsi” con il momento ideale per il transfer». Anche una tecnica di biopsia meno invasiva, che lascia indisturbato l’embrione in incubatore per 5-7 giorni, è risultata associata a esiti migliori; molti, quindi, sono fattori su cui si può intervenire e in ogni caso si tratta di dati che possono aiutare le coppie a scegliere meglio. «Va anche detto però che l’insuccesso è parte del percorsi, riprovarci è importante», precisa Cimadomo. «Oggi infatti parliamo di un approccio “multiciclo”, perché sappiamo che dal primo al terzo ciclo le probabilità di successo crescono. È dal terzo al sesto che sembra si raggiunga il plateau delle possibilità di gravidanza, ma è importante che ogni coppia sfrutti al massimo il proprio potenziale per avere un figlio, secondo il percorso più adatto alle proprie caratteristiche».

Fonte: https://www.corriere.it/salute/23_giugno_30/fecondazione-assistita-qaundo-embrione-non-si-impianta-be65e0a6-167b-11ee-8359-e19741a1a8b1.shtml?refresh_ce