Terapia genica innovativa per curare una malattia rarissima, primo intervento in Italia

Per la prima volta in Italia, al policlinico universitario Umberto I di Roma, è stata somministrata a un bambino di tre anni una terapia genica innovativa per la cura di una malattia molto rara che colpisce il sistema nervoso. L’ospedale della Capitale è il quarto centro in Europa a essere stato autorizzato per l’utilizzo del farmaco, che contiene Eladocagene Exuparvovec e che viene iniettato direttamente nel cervello, ed è l’unico tra questi a essere pubblico. Le altre strutture specialistiche sono private: due si trovano in Francia, a Parigi e Montpellier, e la terza in Germania, a Heidelberg. La patologia contro cui è mirata la terapia genica si chiama deficit da decarbossilasi degli aminoacidi aromatici (Aadc) ed è causata dalla carenza dell’enzima Aadc, necessario per la produzione di dopamina, che se presente a livelli bassi provoca una serie di gravi sintomi: ipotonia (diminuzione del tono muscolare), ipocinesia (riduzione o lentezza dei movimenti volontari del corpo), crisi oculogire (rotazione involontaria dei bulbi oculari in una posizione fissa, spesso ai lati o in alto), ritardo mentale, congestione nasale, sudorazioni e picchi di temperatura improvvisi, scialorrea (ipersalivazione). Si contano circa 200 casi in tutto il mondo, di cui 16 in Italia.
Migliora la funzione motoria e cognitiva
«La maggior parte dei pazienti non riesce a camminare, né a muovere le braccia, né a sollevare la testa. I casi più severi, con difficoltà a deglutire, vivono su un letto intubati – dichiara Francesco Pisani, direttore dell’unità operativa complessa di neuropsichiatria infantile del policlinico Umberto I, identificato come centro di riferimento nazionale per il deficit di Aadc, dove il piccolo Simone (questo è il nome del bambino) ha ricevuto la diagnosi –. Finora per questi pazienti sono stati impiegati dei farmaci per tenere sotto controllo i sintomi ma che non aiutano a sviluppare le capacità neuromotorie». L’Agenzia europea per i medicinali (Ema) nel 2022 ha dato parere favorevole alla commercializzazione nei 27 Stati membri dell’Unione europea della terapia genica avanzata a base di Eladocagene Exuparvovec, in grado di migliorare la funzione motoria e cognitiva. Ma poi spetta alle agenzie regolatorie nazionali avviare l’iter per l’immissione in commercio del trattamento nel proprio Paese. In attesa che l’Agenzia italiana del farmaco (Aifa) concluda la procedura, tramite una determina del 9 maggio 2023, ha autorizzato la dispensazione del medicinale ricorrendo al fondo nazionale per i farmaci orfani istituito dalla legge 326 del 2003, che consente di accedere a farmaci promettenti prima della loro commercializzazione per patologie particolarmente gravi. Il valore della terapia (che prevede un’unica infusione) è di 3,5 milioni di euro iva esclusa.
L’intervento
«Un risultato straordinario – commenta Fabrizio d’Alba, direttore generale dell’ospedale Umberto I –. La somministrazione è avvenuta attraverso un intervento stereotassico in narcosi, cioè grazie al supporto della risonanza magnetica è stata effettuata un’iniezione intracerebrale (in una zona del cervello chiamata putamen, ndr) utilizzata anche per il trattamento di una serie di disturbi neurologici pediatrici e negli adulti. L’operazione è stata eseguita dall’equipe dei nostri eccellenti neurochirurghi che ringrazio personalmente, così come tutto il team di esperti, le direzioni e le unità operative coinvolte, anestesisti, chirurghi, rianimatori senza dimenticare la farmacia ospedaliera, l’ingegneria clinica e tutto il personale infermieristico. Il sorriso splendido di Simone a poche ore dal risveglio – racconta D’Alba – e le sue dimissioni dopo pochi giorni sono state la più grande ricompensa allo sforzo straordinario fatto da tutti gli attori di questa impresa». La sala di risonanza magnetica è stata adattata in sala di neurochirurgia e qui dentro per quasi un mese l’equipe si è esercitata nella procedura simulando la fase pre e post-intervento.
Sostituzione del gene
«Il deficit di Aadc è la prima malattia neurologica che viene corretta mediante la sostituzione del gene difettato, che determina la carenza dell’enzima e quindi la patologia stessa. Il gene sano è contenuto all’interno di un vettore basato sul virus adeno-associato di sierotipo 2 iniettato in un gruppo di neuroni localizzati nel putamen, una delle parti del cervello» spiega Pisani. L’Ema ha autorizzato il farmaco orfano (si chiamano così quelli utilizzati per il trattamento delle malattie rare) - scrive in una nota - “in circostanze eccezionali“ perché non è stato possibile ottenere informazioni complete sul medicinale a causa della rarità della malattia”. Che cosa significa? “Che in attesa di dimostrare la sua efficacia e la sua sicurezza nel lungo termine su un campione più esteso di pazienti, il farmaco può essere prescritto solamente per i casi più gravi di età pari o superiore a 18 mesi. I sintomi si manifestano di solito nei primi sei mesi di vita e i pazienti trattati finora con la terapia genica a livello globale hanno fino a 10 anni di età circa. In Italia l’unico caso eleggibile era quello di Simone» chiarisce Vincenzo Leuzzi, ex direttore della neuropsichiatria infantile dell’Umberto I, che gli ha diagnosticato la malattia. “I primi interventi con la terapia genica sono stati fatti una decina di anni fa in Asia, a Taiwan e in Giappone, e qualche mese fa sono partiti in Europa. Questa cura ha consentito ai bambini trattati di sedersi, stare in piedi se aiutati, mangiare da soli, e ad alcuni anche a camminare e parlare».
Procedura riuscita
A marzo i genitori di Simone avevano scritto una lettera alla presidenza del Consiglio per chiedere di accedere alla terapia genica, l’unica speranza di cura per il figlio. Grazie alla collaborazione tra il policlinico Umberto I e l’Aifa sono stati accorciati i tempi e aggirati gli ostacoli di ordine regolatorio. Il bambino è stato ricoverato il 4 maggio scorso nel reparto di neuropsichiatria infantile dell’Umberto I. L’intervento chirurgico è stato eseguito il 22 maggio ed è durato più di 8 ore. Dopo due settimane Simone è potuto rientrare a casa, in Sicilia. «La procedura è riuscita e non ci sono stati effetti collaterali. Fra un mese inizieremo a vedere i primi risultati. Il bambino verrà monitorato a distanza di tre mesi, sei mesi e 12 mesi. Poi i controlli saranno annuali. Una volta che il processo neuropsicomotorio riparte la conquista è permanente» conclude Pisani.