La pillola anticoncezionale aumenta del 20% il rischio di cancro al seno, ma protegge da altri tumori

Anche la pillola anticoncezionale a base di soli progestinici, più recente rispetto a quella «tradizionale» contenente sia estrogeni che progestinici, aumenta leggermente il rischio di sviluppare un tumore al seno. La notizia arriva da un nuovo studio condotto dai ricercatori dell’Università di Oxford e pubblicato sulla rivista scientifica Plos Medicine , ma non c’è motivo di allarmarsi: si tratta di un’informazione in gran parte attesa, in linea con quanto già conosciuto sui medicinali contraccettivi disponibili e che aggiunge un tassello nel quadro dei rischi e dei benefici che ogni donna deve valutare prima di iniziare ad assumere la pillola.
Valutare pro e contro con ogni donna
Come riportato anche dall’Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro (IARC), finora sono state raccolte molte prove sul fatto che l’assunzione delle normali pillole anticoncezionali per un determinato numero di anni riduca le probabilità di ammalarsi di diverse neoplasie (endometrio e ovaio), ma potrebbe aumentare il rischio di altre (seno, cervice e fegato). «L'incremento del rischio non è clamoroso, ma modesto (circa del 20% in più rispetto a una donna che non usa contraccettivi ormonali) e presente soprattutto per chi ha preso la pillola per molti anni – sottolinea Massimo Di Maio, segretario nazionale dell’Associazione italiana di oncologia medica (Aiom) —. La cosa importante è una: che le donne discutano bene con il proprio medico benefici e rischi dell'assunzione della pillola anticoncezionale. Sicuramente vanno discussi con la diretta interessata i risultati degli studi che documentano un effetto protettivo su alcuni tumori e un modesto aumento del pericolo di altri (come appunto il carcinoma mammario). Il medico che conosce la storia della paziente, le sue eventuali altre patologie, l'eventuale storia familiare di cancro può consigliarla nel modo migliore».
Il nuovo studio
Nella recente indagine i ricercatori britannici hanno analizzato i dati relativi a 9.498 donne con una diagnosi di cancro al seno invasivo prima dei 50 anni e li hanno confrontati con quelli di 18mila coetanee sane. Il 44% delle pazienti con tumore aveva assunto contraccettivi ormonali, prescritti in media tre anni prima della scoperta della neoplasia, rispetto al 39% delle partecipanti sane. Le conclusioni degli autori indicano che il pericolo di sviluppare cancro al seno risulta accresciuto di circa il 20-30%. «In termini relativi il dato può sembrare allarmante, ma in realtà si tratta di un numero di casi abbastanza basso — spiega Di Maio, che è direttore dell’Oncologia all’Azienda Ospedaliera Ordine Mauriziano di Torino —. Gli autori stessi, concludendo che anche i contraccettivi più “nuovi” a base di soli progestinici, come le altre formulazioni tradizionali, comportano un modesto aumento del rischio di sviluppare un tumore della mammella, ma invitano esplicitamente a non allarmarsi leggendo questi risultati, perché il beneficio del ricorso agli anticoncezionali può essere superiore a questo rischio».
La differenza fra le varie pillole anticoncezionali
I contraccettivi ormonali contengono ormoni sessuali femminili. Le formulazioni tradizionali contengono sia estrogeni che progestinici, determinando, tra gli altri meccanismi, un blocco dell'ovulazione. «Proprio su queste formulazioni è disponibile la maggior parte degli studi su benefici e rischi della contraccezione, sia in termini oncologici che in termini di altri effetti (per esempio rischio cardiovascolare e di tromboembolia venosa) — dice l’esperto —. La cosiddetta “minipillola” contiene solo progestinici e non estrogeni. L'assunzione di dosi basse di progesterone tutti i giorni provoca l'addensamento del muco a livello della cervice uterina, rendendolo meno permissivo per il passaggio degli spermatozoi. Inoltre i progestinici alterano l'endometrio, in maniera tale da rendere difficoltoso l'impianto dell'ovulo fecondato. Al pari delle formulazioni tradizionali, anche quelle a base di soli progestinici possono inibire (con efficacia variabile) l'ovulazione».
Evitabile un tumore su tre
In pratica, come devono regolarsi le ragazze? Innanzitutto la scelta deve basarsi su una valutazione approfondita del profilo di rischio della singola persona. «Poi non bisogna dimenticare che pro e contro della pillola non si limitano all'aumento o diminuzione del rischio di alcuni tumori — conclude Di Maio —: questo aspetto va conosciuto, ma non è l'unico da discutere con il medico. La seconda è che ci sono altri fattori di rischio per i tumori molto importanti e spesso associati a una modifica del rischio maggiore rispetto alla pillola: fumo, sovrappeso (collegato spesso a dieta scorretta e sedentarietà), in alcuni casi la predisposizione ereditaria. Contro il cancro anche stili di vita e fattori modificabili hanno un grande peso, così si potrebbe evitare un caso su tre».